“E vado per la vita
A passo d’uomo
Altra misura non conosco
Altra parola non sono.”
Le parole di Francesco De Gregori, mi accompagnano in questo viaggio a “Passo D’Uomo”, che per la prima volta non viene fatto con la Macchina Fotografica tradizionale ma bensì con una comune videocamera del cellulare.
Lo strumento, oggetto musa specchio e archivio ormai delle nostre vite è sempre con noi, tra le nostri mani più che nelle nostre tasche, nei nostri pensieri più che nelle nostre borse.
A livello fotografico non ha l’invasività di una comune MF, sia per il fotografo che per chi è “còlto”; mi incuriosiva provare a compiere un percorso di questo tipo, dove lo stesso mezzo mi permette di essere più leggero e immediato, anche se meno rigoroso nella forma e nell’impostazione dello scatto.
E quindi a Passo d’Uomo ovunque, per raccontare storie di questo tempo in cui tutto è mutazione, dove non c’è morte ma trasformazione di una cosa in un altra, di un gesto in un altro; è una danza senza freni.
A Passo d’Uomo ovunque, con il mio respiro e miei occhi, in una passeggiata, al lavoro, al bar come in un palazzo istituzionale dell’ottocento; in città come in montagna e al mare, nella luce e nell’ombra, nei linguaggi che ho incontrato e fermato,
Io, come dice Franco Arminio, guardo ogni cosa come se fosse bella e se non lo è vuol dire che devo guardare meglio.
L’autore